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Perché ‘bignè di San Giuseppe’?
Secondo la tradizione cristiana Giuseppe, falegname (puuseppä) di Nazaret, era il padre putativo (oletettu) di Gesù. In seguito è diventato patrono (suojeluspyhimys) della famiglia. Protegge (suojelee) anche i falegnami, gli artigiani (käsityöläiset) e i lavoratori in genere. Celebrata dal 1847 in poi, a metà del XX secolo la festa di San Giuseppe venne stabilità (sijoitettiin) al 19 marzo. A causa della collocazione (sijoitus) all’inizio della primavera San Giuseppe ha ereditato (peri) alcune tradizioni precristiane (esikristilliset).Così una volta si bruciavano (poltettiin), nel giorno di San Giuseppe, i vecchi mobili (huonekalut). Mentre ardevano (paloivat) i falò (kokkotulet), nell’Italia del sud si mangiavano delle frittelle (pieniä pannukakkuja) dolci, che venivano chiamate ‘zeppole’. E proprio nella cucina meridionale che questi dolci sono legati al Carnevale e a San Giuseppe. Nell’Italia centro-settentrionale ci sono invece i ‘bignè’, pasticcini (pieniä leivoksia) simili ma non del tutto uguali. Il loro nome deriva (juontuu) dal francese ‘beignet’.
[testo liberamente tratto da: Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia, Milano 1993 – Cattabianin teoksen mukaan]

1. San Giuseppe è il patrono
  a. della primavera
  b. della famiglia
  c. delle frittelle
2. La festa di San Giuseppe si celebra il 19 marzo
  a. dal 1847
  b. dalla metà dell’Ottocento
  c. dagli anni Cinquanta
3. I falò di San Giuseppe sono una tradizione
  a. cristiana
  b. precristiana
  c. moderna
4. Il nome dei bignè è legato all’Italia
  a. meridionale
  b. dei santi (pyhimykset)
  c. centrale e del nord
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